ALZHEIMER: Cause, sintomi e interventi

L'Alzheimer è una patologia caratterizzata da un processo neurodegenerativo che causa un deterioramento irreversibile di quelle che sono le funzioni cognitive principali, ovvero:

  • memoria (vuoti di memoria);
  • attenzione;
  • ragionamento;
  • linguaggio.

È una malattia che compromette progressivamente l’autonomia e la capacità di svolgere le normali attività giornaliere nei pazienti che ne sono affetti; può essere suddivisa e catalogata in tre stadi, che ne descrivono l’avanzamento nel paziente:

  • iniziale;
  • intermedia;
  • finale.

I sintomi dell’Alzheimer

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Detto ciò, le manifestazioni sintomatologiche sono estremamente variabili da paziente a paziente, in quanto interessano nello specifico la memoria e il comportamento.

Bisogna, dunque, prestare particolare attenzione ai sintomi precoci dell’Alzheimer, tra i quali la perdita di memoria è il principale e più subdolo: questo sintomo si presenta dapprima in forma lieve, poco significativa e rilevabile, per poi divenire sempre più grave e irreversibile.

Confusione riguardo luogo e tempo

Le persone affette dalla malattia di Alzheimer tendono ad avere difficoltà nel riconoscere il contesto circostante, scambiandolo molto spesso per luoghi appartenenti al passato.

Molto spesso, inoltre, i pazienti non sono in grado di indicare precise coordinate temporali relative al momento in cui sono avvenuti determinati eventi.

Ciò significa che, ad esempio, la persona anziana assocerà i fatti accaduti a linee temporali differenti e completamente sbagliate.

Le persone hanno infatti la tendenza a chiedere più volte le stesse informazioni, non riuscendo a ricordare concetti e dati appresi pochi secondi prima.

Difficoltà di concentrazione

Le persone colpite dalla malattia di Alzheimer riscontrano anche serie difficoltà organizzative, anche a livello quotidiano.

Attività come scrivere la lista della spesa, programmare il pagamento delle bollette, monitorare l’assunzione dei farmaci o eseguire calcoli, diventano complesse e difficili da svolgere.

Difficoltà nel riconoscere amici, parenti e assistenti

I malati di Alzheimer stentano a riconoscere anche le persone con cui avevano un legame molto stretto, scambiando e confondendo nomi e ruoli.

Distorsione della realtà

La malattia porta ad avere delle percezioni distorte e talvolta sbagliate della realtà circostante.

Ad esempio, chi soffre di Alzheimer potrebbe avere difficoltà nel partecipare in modo attivo a una conversazione, bloccandosi di colpo senza sapere come andare avanti.

Potrebbero anche ripetere le stesse frasi più volte, utilizzando parole fuori contesto o di significato errato, completamente sconnesse dalla conversazione in atto.

Disattenzione costante

Le persone colpite dal disturbo tendono a essere particolarmente disattente e distratte, lasciando oggetti e averi nei posti meno adatti, per poi dimenticarsene.

Cambiamenti di umore

I pazienti potrebbero soffrire di cambiamenti di umore improvvisi, passando da uno stato di tranquillità a provare ansia, tristezza o spavento.

Molto spesso, infatti, l’Alzheimer e l’aggressività sono strettamente connessi.

In questo caso, vi consigliamo di adottare un atteggiamento di calma, empatia e comprensione nei confronti del paziente.

Cercare di farlo sentire capito, compreso e al sicuro sarà la chiave per quietare la collera.

Ricordate che si tratta di uno stato emotivo di stress dettato dalla consapevolezza di non essere più completamente autonomo nello svolgimento delle azioni quotidiane.

I sintomi finali della malattia di Alzheimer sono, invece, molto più gravi e invasivi, causando la quasi completa infermità del paziente.

Parliamo infatti di sintomi come:

  • forte difficoltà di deglutizione;
  • un grave disturbo di incontinenza, in seguito a cui l’anziano non sente più la sensazione di stimolo;
  • perdita completa del controllo motorio e della coordinazione fisica.

Le cause dell’Alzheimer

Le cause dell’Alzheimer non sono ancora state definite in modo specifico, sembra però che la malattia sia legata a un’alterazione della sintesi e degradazione di una proteina detta APP, una proteina precursore della beta amiloide.

La proteina in questione si accumula in placche amiloidee che si depositano nel cervello e genera una condizione neurotossica che porta alla morte neuronale progressiva.

L’Alzheimer, nel 99% dei casi, si manifesta in maniera sporadica  ovvero con pazienti che non hanno familiarità con la patologia, mentre solo nell’1% dei restanti casi è legato alla presenza di un gene alterato, come:

  • PSEN1 e PSEN2, maggiormente legati all’insorgenza di Alzheimer giovanile;
  • APOE-e4, legato all’Alzheimer di tipo tradizionale.

I fattori di rischio di questa malattia sono gli stessi di quelli cardiocircolatori come:

  • obesità;
  • ipertensione;
  • ipercolesterolemia;
  • fumo;
  • alcool;
  • diabete di tipo 2.

Sembra, inoltre, che le donne siano più soggette a sviluppare l’Alzheimer.

La diagnosi

Lo specialista, per emettere una diagnosi, sottopone il paziente a esami cerebrali quali:

  • un esame di screening per escludere altre forme di demenza legate a patologie metaboliche o endocrine;
  • una valutazione cognitive estensiva per valutare gravità e profilo dei disturbi cognitivi;
  • PET con fluorode-sossiglucosio (Tomografia a emissione di positroni);
  • La risonanza magnetica (RMN) ad alta definizione;
  • puntura lombare.

Nello specifico la puntura lombare permette di misurare la presenza della proteina tau e della proteina beta amiloide nel liquido cerebrospinale.

Ovvero di verificare la presenza di quelle proteine che provocano la malattia.

Il percorso di cure per il morbo di Alzheimer

Non esistono attualmente terapie in grado di contrastare questa malattia: i trattamenti, infatti, sono di tipo preventivo, conservativo e farmacologico.

I farmaci disponibili e usati per combattere la patologia sono gli inibitori dell’acetilcolinesterasi che possono migliorare i sintomi e contrastare l’avanzamento della neurodegenerazione e la Memantina che agisce sui recettori NMDA ed è in grado di ridurre l’eccitotossicità neuronale

Terapia di supporto cognitivo

Tra le terapie non farmacologiche sembra avere risposte positive la ROT, ovvero la terapia di orientamento alla realtà, finalizzata a stimolare e orientare il paziente verso una comprensione maggiore della propria vita e lo spazio che lo circonda, tramite continui stimoli visivi, verbali, musicali e scritti.

La terapia è svolta da psicologi e terapisti occupazionali in un setting che può essere formale (in un ambiente specifico e organizzato) oppure informale.

Quanto tempo si può vivere con Alzheimer?

Si stima che l’aspettativa di vita di un paziente affetto da Alzheimer è, in media, di 3 o 10 anni dal momento della diagnosi della malattia.

Va specificato però che si tratta di un lasso temporale totalmente indicativo: molto dipende dalle condizioni fisiche del paziente, dal suo stato di salute e dalla sua età.

Esiste una cura per l’Alzheimer?

Al momento non esiste una cura mirata e specifica in grado di curare la malattia di Alzheimer: la ricerca scientifica continua, grazie anche ai nuovi strumenti disponibili grazie al progresso tecnico-scientifico.


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